Mi sento sporco. Ho la coscienza macchiata, anzi è proprio lurida. I miei rapporti non sono mai limpidi e tutto quello che vivo è inquinato da invidia, gelosia, insoddisfazione, frustrazione».
Sporcizia, luridume, inquinamento sono termini ecologici più che religiosi, eppure sono quanto mai comuni in confessionale. Domani, 1 settembre, si celebra la giornata mondiale per la cura del Creato, che ha come tema quest'anno: «Semi di pace e di speranza». Papa Leone XIV ha inviato un messaggio: «La giustizia ambientale rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell'ambiente. È una questione di giustizia sociale, economica e umana. È ormai davvero il tempo di far seguire alle parole i fatti». Ha detto anche: «La cura del creato è una responsabilità morale. La casa comune è un bene da proteggere con la responsabilità di amministratori premurosi. L'ecologia è via per costruire la pace e un mondo più giusto cominciando da noi stessi, gettando semi di speranza nelle situazioni che viviamo e che invece troppo spesso inquiniamo. La guerra è un peccato contro l'uomo, contro la natura, contro il futuro».
Riflettendo su questo, mi sono reso conto che quando si parla di inquinamento si pensa all'aria pesante, all'acqua torbida, ai terreni con elementi tossici, ai minerali sfruttati, alle discariche straripanti, allo sporco nelle aiuole, al buco di ozono, ai ghiacciai che si sciolgono. Non si pensa invece mai ad un ulteriore fattore inquinante sempre più devastante: la guerra. Ha un enorme costo ambientale, per tutti e non solo per i
territori bombardati. La guerra non solo è male, ma fa male anche a noi. Costruire e sostenere armi e mezzi militari, con catene internazionali di approvvigionamento e di smaltimento, consuma enormi risorse, dai metalli comuni alle terre rare, dall'acqua agli idrocarburi. È stato calcolato che in un giorno le emissioni di CO2 dei mezzi degli eserciti israeliani e palestinesi sono maggiori di quelle del traffico di Roma in un anno. Oppure i 465 siti di stoccaggio in Ucraina contengono oltre sei miliardi di rifiuti tossici che se la Russia li danneggiasse potrebbero generare effetti catastrofici su tutta l'Europa per centinaia di anni. E in tutte le altre guerre in atto (purtroppo più anonime) bombe, missili e carri armati deturpano le città ma anche i paesaggi, uccidono gli uomini ma anche gli animali, distruggono vie di comunicazioni ma rendono aridi anche i campi. Il degrado ambientale delle trincee e dei campi di battaglia pone poi il problema dei rifiuti biologici, delle macerie, dei residui tossici, della spazzatura, degli scarti. Le polveri sottili aumentano nell'atmosfera, nel suolo e nell'acqua con sostanze acide o tossiche.
Non pensiamo mai a sufficienza che ciò che la guerra fa alla terra, lo fa a ciascuno di noi. Le guerre sono lontane da noi, ma stanno bombardando il nostro futuro e la nostra salute. Ma cosa dobbiamo fare noi? Non riescono i governanti a ottenere un momentaneo cessate il fuoco, quali possibilità abbiamo noi di riuscire a fare qualcosa? In questa giornata del Creato, trovo in natura un grande insegnamento, grazie a quelle sentinelle
dell'ecologia che sono le api. Sono le prime a soffrire l'inquinamento. Le api hanno una logica straordinaria, quella che le distingue dalle mosche. Che differenza c'è? L'ape vola di fiore in fiore, estraendo il nettare senza intaccare i petali: cerca l'essenza. Anche se si trovasse in una immensa discarica, volerebbe per ore e chilometri, senza arrendersi, fino a trovare un fiore. La mosca, invece, in un corpo sano, si concentra nel succhiare la parte infetta. Può sorvolare un prato sterminato coperto di meravigliosi fiori, ma si focalizza su immondizia ed escrementi. Persino nei luoghi più puliti, lei rivolgerà la sua attenzione a sporco e spazzatura. Ci possono essere difetti ovunque e in chiunque, non mancano mai cose di cui lamentarsi, ma come l'ape cerca il nettare anche nei luoghi più impensati, così pure noi possiamo mirare a trovare le piccole gocce di positivo in chi e nelle cose che abbiamo intorno. Ci troveremmo molte meno volte a combattere, ad attaccare, a schivare colpi. È più facile fare la guerra che costruire la pace. È più facile vedere il male che cogliere il bene. È più facile attaccare che dialogare. È più facile sporcare che pulire: vale per l'acqua, per la terra, per le aiuole, figuriamoci per i rapporti e le relazioni. Quindi il confessionale mi insegna che se usassimo più mentalità da ape che da mosca ci sarebbe più ecologia in noi e quindi poi attorno a noi e nel mondo.