Salgono a sette i carabinieri indagati per i fatti che hanno portato alla morte di Ramy Elgaml (nella foto), il 24 novembre 2024 nel quartiere Corvetto a Milano. Il 19enne era il passeggero di uno scooter guidato dall'amico Fares Bouzidi, che si è schiantato a un incrocio dopo un inseguimento di oltre 8 chilometri da parte di tre auto dei militari. Di recente sono stati iscritti per il reato di falso ideologico quattro dei carabinieri coinvolti, due dei quali risultavano però già indagati per altre accuse nella medesima vicenda.
Le nuove contestazioni sono a carico dei quattro operanti che quella notte hanno arrestato Bouzidi per resistenza a pubblico ufficiale e quindi firmato il relativo verbale. L'amico di Ramy era rimasto ferito nell'incidente e per quella accusa, cioè per non essersi fermato all'"alt" ed essere fuggito, è stato condannato in primo grado in abbreviato a due anni e otto mesi. In totale gli indagati per il caso sono otto, se si considera lo stesso Fares, accusato di omicidio stradale insieme al carabiniere che guidava la pattuglia prima della fila all'inseguimento.
Per i pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, della Procura guidata da Marcello Viola, i quattro "nuovi" indagati avrebbero dichiarato il falso in quel verbale. In particolare non facendo cenno - questa, almeno, la tesi dell'accusa - all'urto tra la gazzella davanti e il T-Max prima dello schianto contro il palo del semaforo. Urto che invece emerge dalle relazioni dei consulenti redatte nei mesi successivi e finite agli atti dell'indagine. Nel verbale si parla solo dello scooter che dopo il lungo inseguimento "effettuava improvvisa manovra di svolta a sinistra" e infine "scivolava scarrocciando". Si tratta di un punto cruciale dell'inchiesta. Dell'urto nella fase finale ha parlato anche il consulente dei pm nella propria relazione. L'esperto però spiega come il carabiniere alla guida avesse fatto tutto il possibile per frenare ed evitare lo scooter e che la distanza ravvicinata tra i mezzi era giustificata dall'operazione di polizia. Mentre la Procura, contestando l'omicidio stradale anche al militare, ha seguito una linea diversa, mettendo in luce la distanza "inidonea" tenuta dall'indagato: meno di 1,5 metri.
Ci sono poi i carabinieri indagati, a vario titolo, per depistaggio e favoreggiamento. Per avere - sempre secondo i pm - costretto alcuni testimoni a cancellare i video girati con i cellulari sul logo dell'incidente. Sono due militari anche loro all'inseguimento, quindi del Nucleo radiomobile come i colleghi sulle gazzelle, e altri due carabinieri del Terzo reggimento Lombardia, arrivati all'angolo tra via Quaranta e via Ripamonti poco dopo lo schianto mortale. Dei sei operanti a bordo delle pattuglie che hanno inseguito Ramy e Fares, solamente uno dunque risulta non indagato. Se l'indagine per falso è in corso, gli altri fascicoli aperti a carico degli uomini in divisa sono già chiusi. La Procura deve ora decidere cosa fare nei filoni dell'omicidio stradale e del presunto depistaggio. Vale a dire se chiedere o meno il processo per Bouzidi e per i carabinieri.

