Anche Ilaria Salis chiede la censura della casa editrice di destra. "Non la vogliamo"

Scritto il 03/12/2025
da Francesca Galici

L'unica politica ad aver sottoscritto l'appello per l'esclusione di "Passaggio al Bosco" è l'europarlamentare di Avs

La censura è tornata di moda in questo strano Paese, dove in tanti professano la democrazia e la libertà, dicendosene perfino tutori, per poi chiedere di silenziare chi non la pensa allo stesso modo. Ma guai a chiamarla censura, perché quella che praticano, o vorrebbero praticare, loro non lo è mai: è solo tutela. Questo è quello che sta succedendo in queste ore con "Più libri più liberi", rassegna romana dedicata alla piccola e media editoria, dove la gauche al caviale pretende che venga cassata la presenza di "Passaggio al bosco", casa editrice identitaria di destra, i cui libri tra l'altro sono distribuiti anche da Feltrinelli e Hoepli. Non stupisce che a chiedere la censura della sua presenza nel salone del libro romano ci sia anche Ilaria Salis, che ha sottoscritto una lettera indirizzata all'organizzazione di "Più libri più liberi", perché "il fascismo non è un’opinione legittima".

È comunque in buona compagnia, perché a firmare la lettera, tra gli altri, ci sono anche Anna Foa, Caparezza, Zerocalcare, Antonio Scurati, Christian Raimo, Valerio Renzi, Vera Gheno, Paolo Ruffini e Miguel Gotor. Loro, e altri per un totale di quasi 100 firme nel momento in cui ne scriviamo, si dicono "sorpresi nello scoprire che, tra gli stand della fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi, quest'anno abbia trovato spazio Passaggio al Bosco, casa editrice il cui catalogo si basa in larga parte sull'esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita". A loro dire "sorge spontaneo chiedere allora all'Associazione Italiana Editori, responsabile dell'assegnazione degli stand: com'è possibile che, pur nel rispetto di ogni orientamento politico, questo tipo di pubblicazione sia stata ritenuta compatibile con il regolamento che viene sottoscritto da ogni editore?".

Ma a questa domanda ha ampiamente già risposto l'Aie, spiegando che la ratio per la scelta dei partecipanti a "Più libri più liberi" è, banalmente ma non troppo, quanto scritto nella Costituzione italiana: "Noi non ammettiamo gli editori sulla base delle loro linee editoriali, ma allo stesso tempo pretendiamo che questi sottoscrivano un contratto nel quale è esplicitato l’impegno ad aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione Italiana, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani ed in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana, di libertà della persona senza distinzione alcuna, per ragioni di etnia, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione, rifiutando ogni forma di discriminazione rispetto al godimento di tali diritti". In base a questo, l'Aie rifiuta qualunque richiesta di censura.

I firmatari di quella lettera sono al momento tutti scrittori ed editori, Ilaria Salis è l'unico esponente politico che ha deciso di sottoscrivere l'appello, intromettendosi nella vicenda a gamba tesa. Non è l'unico esponente politico che ne ha parlato e che ha chiesto la censura, ma è l'unico che ha messo la firma lì sotto. La pluralità del pensiero non sembra più essere un valore nel nostro Paese, dove sempre più spesso si impone l'adesione al pensiero unico, che è sempre uno e uno solo, non troppo casualmente posizionato all'opposto di quello di Passaggio al Bosco, che non è una casa editrice clandestina ma pienamente inquadrata negli obblighi di legge. Ma Salis è nota per essere avversa a chi non la pensa come lei.