ARC Raiders, l'extraction shooter di cui abbiamo già abbondantemente parlato, è ancora sulla bocca di tutti e continua a macinare successi. A oltre un mese dalla sua uscita, su Steam continua ad avere centinaia di migliaia di giocatori connessi ogni giorno, con un picco di quasi 317mila nelle ultime 24 ore. Litri e litri di inchiostro digitale sono stati spesi per sviscerare le sue meccaniche, i suoi pregi e difetti, e per parlare delle mappe, dei luoghi con il bottino migliore o delle armi più utili per affrontare gli utenti o i nemici controllati dall'Ia, gli ARC. E proprio su questi vogliamo soffermarci, perché dopo ore di gioco - e la diffusione sempre maggiore dei droni nella guerra reale - ci è sorta una domanda: uno scenario del genere, con l'umanità costretta a vivere sotto terra e la superficie dominata da macchine assassine, è possibile?
Umani contro macchine: il problema dell'automazione dell'escalation
Lo abbiamo chiesto alla - quasi - diretta interessata, ovvero un'intelligenza artificiale, la fidata ChatGpt. Abbiamo lasciato tutto nel reame dell'ipotetico, perché ovviamente parlare di sterminio della razza umana con "serietà" fa suonare troppi campanelli d'allarme, iniziando con la questione più scomoda. Armamenti controllati dall'Ia possono ribellarsi in stile Terminator? In breve, la risposta è no. "I droni militari di oggi — anche i più avanzati — non hanno intenzioni o obiettivi propri, autonomia decisionale totale, accesso simultaneo a reti critiche senza supervisione o capacità di coordinamento spontaneo tra unità indipendenti", ci spiega l'intelligenza artificiale. "Il vero rischio non è che i droni “si ribellino”, ma che eseguano alla lettera ordini sbagliati, ambigui o non supervisionati". Secondo ChatGpt, dunque, gli scenari più probabili sarebbero errori di classificazione (vedere un soldato amico come nemico, per errore statistico), obiettivi ottimizzati male (l'ordine di neutralizzare qualsiasi minaccia è troppo generalizzato, e un drone non sa cos'è un civile, un alleato o una resa) e un'escalation dovuta all'assenza di supervisione umana (se un sistema capace di decidere da solo quando sparare entra in un loop di escalation, può reagire più velocemente della diplomazia, colpire target non validi e generare conflitti maggiori".
Per l'intelligenza artificiale di OpenAI, inoltre, parlare di ribellione vera e propria è un errore. Un comportamento che potremmo descrivere in questo modo, in realtà, sarebbe una conseguenza dell'aumento numerico di droni interconnessi schierati sul campo di battaglia, che produrrebbe una "complessità non controllata". "Se metti in campo flotte di droni totalmente autonomi, con algoritmi di navigazione cooperativa, e obiettivi generalizzati (“colpisci ciò che è pericoloso”), allora possono emergere comportamenti non pianificati, non interpretabili rapidamente dagli umani, difficili da correggere in tempo reale". E da qui, si arriverebbe al culmine del problema, ovvero l'automazione dell'escalation: "Se acceleri troppo la guerra, togli all'umano il tempo per interpretare, negoziare o fermarsi". In sintesi, quindi, per ChatGpt non dobbiamo temere "droni coscienti che si ribellano, ma droni non coscienti che seguono logiche sbagliate troppo velocemente per essere fermati".
Speranza sottoterra: la città di ARC Raiders è possibile
Ora, passiamo alla seconda questione, ovvero la sopravvivenza dell'umanità sotto terra. Secondo l'Ia, essa è possibile, addirittura realistica: "La terra è un ottimo scudo: protegge da radiazioni, intemperie e droni ostili, rende difficile la rilevazione da parte dei sensori meccanici, mantiene una temperatura relativamente stabile, permette la costruzione di sistemi isolati". ChatGpt cita anche esempi reali, come i bunker moderni, miniere dismesse o città sotterranee realmente esistite, per poi elencare tutti quegli elementi fondamentali a mantenere una civiltà viva: energia, cibo, aria e acqua. Tutte queste necessità possono già essere soddisfatte dalle tecnologie a disposizione oggi, come la geotermia, le coltivazioni idroponiche o diete a base di insetti altamente proteici, sistemi di filtrazioni HEPA e riciclo dell'acqua. Rimane, però, la questione dei raid in superficie, meccanica centrale di ARC Raiders.
ChatGpt ritiene che, per come sono impostati nel gioco, essi siano sostanzialmente realistici, con qualche precisazione - prima tra tutte, l'eliminazione della parte PvP nella realtà. Innanzi tutto, i "raiders" dovrebbero essere dotati di tute anti-rilevazione, per eludere i droni. Poi, dovrebbero rispettare regole d'ingaggio molto rigide, con spedizioni brevi, ultra-pianificate, in piccoli gruppi e totale silenzio radio. Infine, gli obiettivi dovrebbero essere molto limitati, e focalizzati sul recupero di materiali o tecnologie fondamentali per portare avanti la comunità.
Se impostata così, una civiltà potrebbe reggere sicuramente per anni o decenni, a patto che si dia strutture sociali molto rigide e sia in permanente stato di "economia di guerra". Ma secondo ChatGpt, farla durare per secoli sarebbe molto più problematico, a meno che non si sviluppi "una stabile cultura sotterranea e soluzioni biologiche/tecnologiche per rendere il sistema chiuso quasi al 100%".
La lunga guerra con le macchine: possiamo vincere?
Qui la risposta si fa più complessa. Su ARC Raiders, tutto fa pensare che le macchine abbiano la possibilità di riparare le proprie unità danneggiate e di produrne di nuove, sempre più potenti. Inoltre, controllano arsenali di grande potenza. Il conflitto, in questo caso, sarebbe asimmetrico, perché l'umanità non avrebbe modo di vincere con tattiche convenzionali. ChatGpt, inoltre, sottolinea il fatto che i robot non potrebbero saturare tutto il pianeta per via di loro limiti fisici: "Logistica, consumo di energia, degradazione del software, malfunzionamenti, mancanza di risorse minerarie in aree remote, condizioni meteorologiche estreme". Gli umani, da parte loro, avrebbero diversi vantaggi come la capacità di prendere decisioni non prevedibili dagli algoritmi, la mobilità non standardizzata, l'irrilevabilità sotterranea e la creatività.
In conclusione, in uno scenario simile a quello di ARC Raiders, potremmo sopravvivere, sì, ma non saremmo in grado di ricostruire il mondo di prima, né di riconquistare la superficie senza un cambio di paradigma. La nostra civiltà dovrebbe essere "sotterranea, piccola, austera e resiliente", e durerebbe conservando fonti di acqua ed energia, coesione sociale e colture interne, e aumentando le proprie conoscenze tecniche, in particolare quelle legate ai nemici meccanici. Non il mondo ideale, insomma, ma fa piacere sapere che un'Ia stessa, per quanto non lontanamente avanzata quanto gli ARC, in un certo senso ammetta che noi umani non siamo così semplici da eradicare.

