Assolto il ginecologo Viale: "Le sue condotte inevitabili"

Scritto il 03/12/2025
da Antonio Borrelli

Accusato da tre pazienti di molestie durante le visite. Lui: "Contento e amareggiato"

Era stato accusato da diverse pazienti di violenza sessuale durante le visite ginecologiche. Ma per Silvio Viale, ginecologo di 68 anni e politico radicale di lungo corso a Torino, è arrivata ieri l'assoluzione perché «il fatto non costituisce reato».

A far partire l'inchiesta nel dicembre 2023 era stata la denuncia di una paziente, alla quale se ne aggiunsero altre cinque. Alla fine i pm si ritrovarono a indagare su dieci vicende, per sei delle quali chiesero direttamente l'archiviazione (quattro donne si sono opposte). Al processo hanno proposto la condanna a un anno e quattro mesi per tre casi, ritirando l'accusa per il quarto. Tutte le pazienti avevano parlato di condotte inopportune e addirittura moleste durante le visite nel suo studio: battute, apprezzamenti, sguardi ma anche atteggiamenti off limits e carezze che esulerebbero dal contesto medico. «In alcuni casi - spiega l'avvocato Cosimo Palumbo, che nel corso del processo ha richiamato la giurisprudenza della Cassazione sulla materia - le condotte imputate a Viale erano delle azioni inevitabili nel corso di una visita ginecologica. In altri si trattava di comportamenti che non avevano connotazioni sessuali e, comunque, nessuna delle caratteristiche che integrano il reato di violenza».

Si dice «contento, anche se amareggiato» Silvio Viale: «Delle proprie suggestioni ognuno pensa quello che vuole. Io ero convinto di non aver fatto nulla. Questa era un'imputazione nei confronti del ginecologo, della categoria e della visita ginecologica: la condanna sarebbe stata un grave precedente». Poi, commosso, ha ripercorso gli ultimi anni della battaglia giudiziaria con accanto moglie e figlia: «Mi sono sempre state vicino senza batter ciglio».

Viale, in passato importante dirigente del movimento radicale, è noto alle cronache nazionali anche per le sue dichiarazioni politiche e manifestazioni provocatorie: tra il 2005 e il 2010 ingaggiò una lunga battaglia a favore della pillola per l'aborto farmacologico.

Oggi invece è consigliere comunale a Torino per +Europa e continua ad accompagnare le sue campagne politiche con bizzarrie: in Sala Rossa, durante i consigli comunali sabaudi, è arrivato travestito da fantasma, da clown, in giacca e bermuda, con un enorme crocifisso infilato nel taschino e si è perfino tagliato una ciocca di capelli per solidarietà con le donne iraniane. Flash-mob individuali che l'hanno spesso messo sotto i riflettori. Stavolta era finito nel tritacarne mediatico per ben altre ragioni.

Ieri fuori dal tribunale le avvocatesse di parte civile Benedetta Perego e Ilaria Sala hanno voluto sottolineare «il coraggio delle persone offese». «Speriamo che questa sentenza possa quantomeno contribuire a definire che cosa possa o non possa essere subito da una donna, anche in occasione di una visita medica - commentano le legali in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza -. È un percorso a piccoli passi quello da intraprendere per cambiare una cultura che ancora oggi fatica a riconoscere l'inviolabilità del corpo delle donne».